Sistemazioni del terreno

Una delle prime scelte da fare per la realizzazione dell’impianto di un vigneto è la disposizione dei pali zincati nell’appezzamento, solitamente questa è in funzione della pendenza dello stesso e del tipo di terreno. Nelle forme di allevamento a controspalliera è consigliabile l’orientamento nord-sud dei filari, che consente, a differenza di quello est-ovest, una buona illuminazione sulle due pareti del filare; gli appezzamenti aventi esposizione a sud e sud ovest soddisfano meglio le esigenze di luce della specie. Nel caso di situazioni collinari occorre impostare la sistemazione del terreno con l’obiettivo di eliminare le acque in eccesso, cercando di convogliarle per ridurre il rischio di erosione che aumenta con l’aumento della pendenza. Nelle sistemazioni di pianura gli scopi sono lo smaltimento delle acque per evitare i ristagni idrici, creando fossi che seguano il gradiente della pendenza da un appezzamento all’altro, e la razionalizzazione della meccanizzazione, ottenendo campi più lunghi che larghi facilmente accessibili mediante idonee capezzagne. Si consigliano pali zincati a caldo se si è vicino al mare.
Nelle aree collinari del centro Italia la sistemazione più frequente è quella a ritocchino, che prevede l’orientamento dei filari secondo la massima pendenza ed ha il vantaggio di facilitare enormemente la meccanizzazione del vigneto contribuendo allo stesso tempo al corretto deflusso delle acque (formazione di scoline seguendo la diagonale del campo). Lo svantaggio principale di questa sistemazione è l’erosione superficiale del suolo causata dalle acque che, seguendo la pendenza, portano a valle quantità significative di terreno; per limitare questo fenomeno è fondamentale adottare l’inerbimento dell’interfila del vigneto.
Quando le pendenze superano il 35-40% si può optare per la sistemazione a terrazzamenti o ciglionamenti, la quale prevede la modificazione del versante attraverso l’utilizzo di macchine per il movimento della terra. Molto spesso in queste situazioni si ricorre all’utilizzo di strutture prefabbricate come muri o reti per la formazione di sostegni che consentano una certa stabilità nel tempo del terrazzo.
La sistemazione a girapoggio rappresenta una delle soluzioni più adottate nelle pendici regolari caratterizzate da un’agricoltura estensiva, con prati e pascoli permanenti, anche con pendenze molto elevate (fino al 45%); i filari sono disposti ortogonalmente alla linea di massima pendenza. Le unità colturali sono delimitate da scoline, il cui andamento (a girapoggio) si discosta solo leggermente da quello delle curve di livello, e, se le condizioni topografiche e l’ampiezza aziendale lo permettono, scendono a spirale attorno al rilievo delimitando fasce di terreno la cui larghezza varia in funzione della pendenza del pendio (di solito 4-5 m). Dal punto di vista idraulico questa sistemazione è molto efficace ma l’irregolarità degli appezzamenti rende difficile le operazioni meccaniche tipiche dell’agricoltura intensiva; le macchine, inoltre, rischiano il ribaltamento con pendenze superiori al 20%. Il girapoggio non è attuabile su terreni ricchi di argille espandibili o rigonfiabili (per esempio come quelli marchigiani) in quanto essi, durante i periodi piovosi, sono soggetti a frane e smottamenti.