Potatura invernale

Con questa operazione viene asportata una quota ingente (80-95%) del legno prodotto nell’anno ed è opinione comune che ciò abbia un effetto benefico sulla vite e sulla sua capacità di sviluppo. In realtà la vite produce naturalmente senza che sia necessario ricorrere alla potatura, ma questa operazione colturale è la tecnica più economica per abbassare il numero di grappoli presenti su ciascuna pianta, migliorare la qualità delle uve, limitare la produzione rendendola regolare e costante, favorire una rapida messa a frutto, aumentare le dimensioni dei grappoli, ridurre la necessità del diradamento per il controllo della produzione. La potatura, qualora la produttività sia controllata unicamente in questo modo, deve lasciare un numero di gemme sufficiente a produrre la quantità di grappoli che la vite è in grado di portare a piena maturazione.
A partire dalla messa a dimora della barbatella fino al completamento della forma desiderata (2-4 anni) si esegue la potatura di allevamento, avente lo scopo di assicurare il più rapido sviluppo della struttura scheletrica della vite in rapporto al sistema prescelto ed ottenere la più rapida messa a frutto delle giovani piante; non si effettuano solo tagli tramite la pinza multifunzione, ma anche legature e posizionamenti. Durante i primi anni di vita le piantine necessitano di una massima superficie fogliare per ricostituire le riserve di carboidrati, di cimature per stimolare maggiormente la crescita e devono essere private di eventuali grappoli che sottraggono sostanze nutritive all’attività vegetativa.
Una volta ultimata la forma di allevamento prescelta viene svolta la potatura di produzione fino al termine della vita produttiva del vigneto. È la potatura invernale, detta anche potatura secca, eseguita annualmente durante il periodo di riposo vegetativo delle viti, ed ha i seguenti scopi: assicurare il mantenimento della forma e delle dimensioni delle singole viti per agevolare tutte le operazioni colturali, regolare il carico di gemme per ceppo, scegliere le migliori gemme in rapporto alla loro capacità produttiva, distribuire le gemme in maniera ottimale su ciascuna vite, ottenere la vegetazione di rinnovo nei punti desiderati, raggiungimento di equilibrio tra fase produttiva e vegetativa, della qualità desiderata e la lignificazione tralci.
Altre considerazioni utili utilizzate per valutare le condizioni di sviluppo dei tralci da utilizzare in potatura sono: adeguato livello di lignificazione, tralci con lunghezza internodo tipica della varietà, diametro medio del tralcio, posizione del tralcio idonea.
La potatura invernale va eseguita nel periodo che intercorre tra la caduta delle foglie e l’inizio della ripresa vegetativa; è quindi un intervento che può essere eseguito in un ampio arco di tempo, ma da personale qualificato. Considerando che potature precoci inducono un leggero anticipo del germogliamento con il problema delle gelate tardive, mentre potature tardive lo ritardano, è buona prassi agronomica potare prima i vitigni tardivi e poi quelli precoci.
Alcuni sistemi di allevamento hanno formazioni produttive che non superano le 3-4 gemme (speroni), quindi si tratta di una potatura corta, mentre nelle forme in cui il tralcio è raccorciato a 7-8 gemme si parla di potatura lunga; nel caso di cultivar dotate di una bassa fertilità delle gemme basali si adotta l’ultima modalità citata. Le varietà da tavola necessitano di una potatura molto lunga.
Di seguito viene brevemente illustrata la potatura di produzione del guyot e del cordone speronato che sono attualmente considerate come forme di allevamento più importanti.
Nel guyot si svolge una potatura mista, vista la presenza di uno sperone e di un capo a frutto.
Essa è effettuata sopprimendo il vecchio capo a frutto (taglio del passato), raccorciando il più alto dei tralci del vecchio sperone (taglio del presente a 7-8 gemme) e speronando a 2 gemme il più basso (taglio del futuro). Nei casi di viti che si innalzano in modo eccessivo si cerca di riabbassarle con un eventuale sarmento che spunta nella parte inferiore del ceppo.
Questo sistema fornisce produzioni soddisfacenti anche con vitigni a fertilità basale molto scarsa e relativa semplicità dell’intervento di potatura. Per contro, può incorrere in squilibri vegeto-produttivi legati a particolari posizionamenti del capo a frutto ed in difficoltà nell’adottare potatura meccanica (selezione, posizionamento e legatura); inoltre la mancanza delle riserve contenute nei cordoni permanenti può causare problemi in annate poco produttive e problemi di sovrapproduzione per forme espanse in anni favorevoli.
Nel cordone speronato vengono mantenuti speroni di 2-3 nodi su branche permanenti, quindi parliamo di potatura corta; per poterla applicare è necessaria una sufficiente fertilità delle gemme basali.
Dei due tralci dello sperone dell’anno precedente, il migliore e possibilmente il più basso si sperona a 2-3 gemme, mentre il superiore va soppresso. Un inconveniente riscontrabile con il tempo è la formazione di branche secondarie, perché gli speroni si allontanano a poco a poco dal cordone. In tal caso si cerca di ridurre la vegetazione, utilizzando qualche tralcio che spunta dal cordone stesso, in prossimità della branca da eliminare.
Tra i vantaggi, a parità di carico gemmario, il cordone speronato regolarizza il germogliamento, migliora l’uniformità di vegetazione, consente una maturazione più omogenea, permette di localizzare la fascia produttiva e vegetativa in aree definite della chioma, richiede tempi più ridotti di potatura rispetto a quella lunga; su questa forma di allevamento è eseguibile la potatura meccanica (macchine dotate di organi di taglio che speronano i tralci a 2-3 gemme mentre avanzano) che richiede 3-5 ore ad ettaro, abbassando i costi rispetto a quella manuale che si puo' fare con la pinza multifunzione