Fenologia. clima e terreno

Il ciclo annuale della vite si distingue in vegetativo e riproduttivo. Il primo comprende le fasi di pianto, germogliamento, accrescimento dei germogli, la formazione delle foglie, la maturazione dei tralci e la caduta delle foglie; l’ultimo invece riguarda la differenziazione delle gemme, la fioritura, l’allegagione, l’accrescimento del frutto e la maturazione. E' importante il filo zincato utilizzato. In seguito viene fatta una descrizione sintetica di ogni stadio.
Pianto: inizia 1 mese prima del germogliamento e termina con la schiusura delle gemme; si crea una forte pressione osmotica radicale che provoca la fuoriuscita di un liquido trasparente dai tagli di potatura.
Germogliamento: nelle regioni meridionali ha inizio nella 2^ metà di marzo, al centro-nord a metà aprile. In questa fase, inizialmente, le foglioline formano una rosetta, con l’allungamento del germoglio si espandono e si evidenziano i grappolini.
Fioritura: avviene in un arco temporale che va dai primi di maggio agli inizi di giugno. Fra i vitigni più precoci e quelli più tardivi, nella stessa località, c'è in genere un ritardo di 15-25 giorni; dura da 9 a 21 giorni. Il polline feconda l’ovario mediante un’impollinazione incrociata, favorita dalla presenza di vento moderato e dall’azione di insetti pronubi come le api. Prima della fioritura può avvenire il fenomeno della filatura, che consiste nella trasformazione del grappolo in viticcio.
Allegagione: normalmente si estende dalla fine di maggio fino alla 2^ decade di giugno; avviene con la colatura, che si tratta di un fenomeno fisiologico consistente nella caduta dei fiori, in genere quelli non fecondati. Normalmente il 15-20% dei fiori diventano frutticini.
Periodo erbaceo: a partire dalla fioritura dura 20-40 giorni, rappresenta le prime fasi di ingrossamento dell’acino. La bacca comincia ad ingrandirsi per effetto di un’intensa attività di divisione cellulare, i frutti comunque rimangono duri, verdi, con basso contenuto zuccherino ed elevata acidità.
Formazione dei vinaccioli ed invaiatura: ha una durata che va dai 4 ai 30 giorni ed inizia una volta terminato il periodo erbaceo; si verifica un arresto nello sviluppo della bacca e si formano completamente i vinaccioli. Successivamente l’acino cambia colore, assumendo una colorazione gialla nelle uve bianche, mentre nelle uve nere sarà rosea o violetta, con formazione di pruina sulla buccia.
Agostamento: comincia a fine giugno per concludersi in agosto, più o meno contemporaneamente all’invaiatura; nei tralci si accumulano le sostanze di riserva e si verifica la lignificazione.
Maturazione: a seconda del vitigno si verifica a partire da inizio agosto fino ai primi di ottobre. L’acino si ingrossa nuovamente per effetto della distensione cellulare, accumulando gli zuccheri con una diminuzione del contenuto d’acqua e dell’acidità.
Caduta delle foglie e riposo vegetativo: ha inizio verso la fine di ottobre ed i primi di novembre, protraendosi fino alla ripresa vegetativa successiva; prima di cadere le foglie assumono una colorazione giallastra nei vitigni ad uva bianca e rossastra in quelli ad uva nera.
Si ritiene che sia possibile coltivare la vite quando la piovosità sia almeno di 700 mm/anno, dei quali almeno 400 mm sono necessari durante il periodo vegetativo. Il periodo critico è quello prossimo alla invaiatura (all’inizio dell’estate in genere sono ancora sufficienti le riserve idriche primaverili) quando la richiesta idrica delle bacche è massima e le precipitazioni carenti. In prossimità della raccolta un leggero stress idrico è positivo in quanto si accelera la perdita d’acqua dall’acino. L’esposizione ideale di un terreno è a sud perchè intercetterà una maggiore quota di radiazione solare rispetto a uno pianeggiante; le esposizioni a Nord sono indicate in regioni caldo-aride, mentre quelle a Sud sono idonee in ambienti settentrionali o ad alta quota dove le temperature possono essere limitanti. La vite non è molto sensibile ai freddi invernali in fase di riposo, infatti la maggior parte delle cultivar in buone condizioni vegetative è in grado di resistere a temperature di – 15 °C durante il riposo invernale con un diverso grado di resistenza legato al vitigno a seconda della zona di origine. I fabbisogni termici sono crescenti dal germogliamento (8-10 °C), alla fioritura (18-22 °C) e fino all’invaiatura (22-26 °C); mentre diminuiscono alla maturazione (20-24 °C) e nel periodo della vendemmia (18-22 °C). I terreni ubicati in condizioni declivi sono ritenuti migliori di quelli posti in pianura in quanto, soprattutto nell’Italia centro-settentrionale, potrebbero comportare problemi di ristagni idrici, brinate primaverili dovute al flusso verso il basso di aria fredda ed attacchi parassitari. Utilizzare un buon filo zincato puo' aiutare l'impianto. I suoli più idonei alla coltivazione della vite sono quelli alluvionali, vulcanici, autoctoni, di medio impasto e ben drenati; mentre i terreni meno adatti sono quelli compatti umidi, argillosi freddi, salsi, torbosi (si ottiene un vino di qualità scadente), con pH < 6 (troppo acido) o > 8,8 (troppo alcalino) e “stanchi” ossia suoli che hanno già ospitato un vigneto, sui quali si effettua un reimpianto.
In prossimità di mari, laghi e grossi fiumi i rischi di gelate sono minori perché l’escursione termica stagionale e giornaliera è più bassa. La vite è coltivata meglio in suoli profondi, drenanti e dotati di una buona ritenzione idrica, importante soprattutto in climi mediterranei caratterizzati da una scarsa piovosità estiva e qualora non ci sia la possibilità di intervenire con l’irrigazione.