Concimazione

La gestione di questa pratica nasce dalla necessità di ottimizzare l’interazione che il vigneto ha con il suolo allo scopo sia di migliorarne l’abitabilità, vista come la capacità di ospitare l’apparato radicale, che di modificare le caratteristiche nutrizionali del terreno soddisfacendo le necessità nutrizionali della vite. Se si utilizzano i ganci biodegradabili una volta caduti sul terreno possono produtte Humus
Tramite la concimazione sono apportati al suolo i principali elementi minerali, fondamentali per lo sviluppo e la produzione delle piante, quali l’azoto, il fosforo e il potassio; di questi bisogna reintegrare le asportazioni annuali, rispettivamente 30-50 kg/ha, 5-10 kg/ha e 30-60 kg/ha (riferite a produzioni di uva di 100-150 q/ha).
L’azoto rientra in ogni processo metabolico ed influisce sia sulla crescita della pianta, intesa come sviluppo vegetativo, che sul grado di maturità della bacca; favorisce anche la formazione delle gemme e l’allegagione. È un elemento molto mobile sia nel terreno che nella pianta, spostandosi verso le aree a maggior attività metabolica ed esposte alla luce. Un eccesso d’azoto provoca un peggioramento qualitativo dell’uva, un maggior vigore vegetativo ed una superiore suscettibilità ai parassiti; inoltre i tralci lignificano a fatica. Un’eventuale mancanza di azoto si traduce in una ridotta crescita della pianta e in una minore fruttificazione. La somministrazione di azoto va frazionata in tre interventi: dopo la raccolta, a ripresa vegetativa avvenuta e in seguito all’allegagione. In fase di allevamento si ha l’obiettivo di facilitare lo sviluppo generale delle barbatelle, in primavera, dopo il germogliamento, si effettua una concimazione localizzata intorno alla piantina con dosaggi di 50 g per pianta; va evitato il contatto diretto con la barbatella perché può provocare ustioni.
Il fosforo è importante in quanto favorisce i processi di trasferimento energetico dentro le cellule e tra gli organi della vite, inoltre fornisce profumi al vino. È un elemento poco mobile nel terreno, mentre all’interno della pianta si sposta verso aree ad intensa attività metabolica. Il fosforo somministrato in dose eccessiva causa l’aumento di acidità negli acini e la riduzione dell’assimilabilità di alcuni microelementi (ferro, manganese e zinco), favorendo delle microcarenze. La mancanza di questo elemento danneggia la crescita delle viti, però è difficile che si verifichi. Il potassio è coinvolto nella regolazione dei flussi idrici all’interno della pianta, è un agente osmotico molto importante nello scambio ionico e soprattutto nella traspirazione, in quanto controlla l’apertura degli stomi; è un elemento molto mobile all’interno della pianta e favorisce l’accumulo di zuccheri nelle bacche. Difficilmente si manifestano fenomeni di carenza, che incide poco sulla produzione in quantità, mentre fa diminuire sensibilmente la qualità dell’uva. Eccessi di potassio esplicano effetti negativi in terreni poveri di magnesio, per la concorrenza tra i due elementi, con probabile difficoltà di assorbimento di quest’ultimo. Scarse concentrazioni di calcio e magnesio in confronto al potassio causano il disseccamento del rachide del grappolo.
L’apporto principale di fosforo e potassio deriva dalla concimazione d’impianto, qualora fosse necessario intervenire annualmente nel periodo invernale per restituire le asportazioni.
In un vigneto si possono manifestare carenze di microelementi come ferro e boro, nel primo caso si verifica una clorosi fogliare che consiste in ingiallimenti con le nervature che rimangono verdi, la pianta ha una scarsa messa a frutto dei grappoli; il principale danno causato da una carenza di boro è l’acinellatura. Il gancio bio puo' diventare un concime naturale.
Una metodologia che permette di valutare lo stato nutrizionale del vigneto è la diagnostica fogliare, svolta mediante l’analisi chimica del contenuto fogliare di elementi nutritivi; inoltre è in grado di mettere in luce eventuali squilibri nei rapporti tra elementi. Il campionamento si fa in estate quando i flussi entro la vite si sono stabilizzati e i contenuti di azoto, fosforo e potassio sono correlati a quelli della primavera successiva in virtù del riciclo interno; i due momenti in cui effettuare il prelievo sono l’allegagione e l’invaiatura.